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Italiano svela l'interruttore molecolare della depressione

Psichiatria Redazione DottNet | 16/07/2018 15:32

Spegnerlo potrebbe rendere immuni anche in caso di forti stress

Scoperto da uno scienziato italiano un muovo interruttore molecolare della depressione: la molecola, 'GPR158', si trova in quantità eccessive nel cervello delle persone che soffrono di disturbi depressivi e potrebbe spiegare perché certi individui in condizioni di forte stress manifestino il disturbo, mentre altri reagiscano anche ad eventi sfibranti come un lutto o un divorzio.

Resa nota sulla rivista eLife, la scoperta è di Cesare Orlandi dello Scripps Research Insitute in Florida che ha visto che eliminando GPR158 nel cervello di topi questi diventano immuni ai disturbi depressivi.sono persone più suscettibili che in caso di stress prolungati cadono in depressione, spiega Orlandi, mentre altre che in un'analoga situazione di stress non si ammalano. GPR158 potrebbe essere un fattore chiave nel regolare la resistenza individuale allo stress, sottolinea.  "Noi abbiamo scoperto un meccanismo molecolare completamente nuovo coinvolto nello sviluppo della depressione - spiega Orlandi. Crediamo che GPR158 sia parte di un importante 'ingranaggio' di controllo che serve per reagire positivamente a condizioni di stress, e che in alcune persone non funzioni correttamente generando patologie depressive". 

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Infatti, spiega, "nei nostri esperimenti abbiamo visto che se aumentiamo artificialmente la produzione di GPR158 nel cervello dei topi, questi sviluppano depressione. Al contrario se ne eliminiamo la produzione, i topi diventano resistenti allo stress e non sviluppano sintomi depressivi".  A conferma di quanto osservato nei topi, continua Orlandi, "abbiamo rilevato che nel cervello di pazienti depressi è presente una quantità eccessiva di GPR158. Questo porta a pensare che alcune persone sviluppano depressione in risposta a condizioni di stress perché nel loro cervello manca un'appropriata regolazione dei livelli di questa molecola". GPR158 è, quindi, potenzialmente un importante 'target' farmacologico, conclude l'esperto, perché fa parte di una nota e grande famiglia di recettori che è bersaglio di circa un terzo dei farmaci attualmente in commercio.

fonte: eLife

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